giovedì 26 aprile 2007

BIOPLASTICA PER USCIRE DALL'EMERGENZA RIFIUTI

E' possibile utilizzare una plastica senza derivati del petrolio? A quanto sembra è tecnologicamente fattibile ma i costi di produzione rendono questa via ancora non economicamente competitiva rispetto a quella della plastica tradizionale. Parliamo della biolastica, del tutto identica alla plastica tradizionale per leggerezza e resistenza ma con una composizione chimica completamente diversa. La bioplastica è ricavata da materiale organico come mais, ifrumento, barbabietola. Ha il pregio di essere biodegradabile, ossia di "scomparire" letteralmente sotto l'azione degli agenti naturali presenti nella terra o nell'atmosfera.
La plastica tradizionale, o sintetica, è normalmente prodotta da derivati del petrolio come sottoprodotto della filiera del greggio verso il grande settore della petrolchimica. Le economie di accorpazione e quelle di scala, oltre alla quasi secolare storia della petrolchimica nel mondo, permettono una grande produzione di plastica sintetica a bassi costi economici.
Alcuni costi sociali però non sono computati dalle industrie della petrolchimica. Gli oggetti in plastica tradizionale sono riassorbiti dalla natura dopo lunghi periodi di tempo: una busta di plastica lasciata galleggiare nel mare resiste all'attacco di qualsiasi batterio per secoli, una bottiglia di plastica necessita di 400 anni per decomporsi. A questo impatto ambientale si aggiunge il costo sociale del trattamento dei rifiuti in plastica. Una discarica implica uno stoccaggio per lunghi periodo, l'incenerimento della plastica, invece, comporta l'emissione di diossine. La plastica non può essere riclicata a causa degli elevati costi che il trattamento richiederebbe. Il costo economico dell'incenerimento o del trattamento dei rifiuti tende a crescere nel tempo, alimentando spesso anche disagi sociali tra i cittadini nelle località coinvolte.
Questi costi sociali sono scaricati sulla collettività e sostenuti dallo Stato, tramite le entrate fiscali o l'indebitamento.
La bioplastica, viceversa, si dissolve senza lasciare residui inquinanti, in base alla composizione chimica possono necessitare da pochi giorni a 4-5 anni. Essendo prodotti degradabili al 100% non lasciano traccia nell'ambiente. Può essere utilizzata per diversi utilizzi di uso quotidiano: sacchetti della spesa o della spazzatura, bicchieri e posate usa e getta, nylon, accessori vari in plastica. In pratica, può sostituirsi a quegli oggetti in plastica di uso comune.
Con l'esaurimento delle riserve petrolifere anche il settore della petrolchimica sarà soggetta a costi crescenti nell'approvvigionamento della materia prima. Le bioplastiche hanno tutte le carte per diventare nei prossimi decenni un valido sostituto dei prodotti plastici, in grado di consentire un medesimo utilizzo e un minore impatto sull'ambiente.
TRATTO DA Ecoage 4 febbraio 2005