giovedì 1 ottobre 2009

Esselunga studia il closed-loop

ARTICOLO TRATTO DAL SITO: POLIMERICA.IT


Dalle vaschette per frutta e verdura rPP per nuovi contenitori alimentari. Un progetto di Esselunga e Nespak.

In virtù del Regolamento CE 282/08, oggi è possibile utilizzare, anche nel nostro Paese, materiale plastico rigenerato per produrre nuovo packaging alimentare, seppure sotto condizioni molto strette per quanto concerne il materiale di provenienza (solo grado alimentare), il controllo della filiera e del processo di riciclaggio, che deve essere approvato preventivamente dall'EFSA.
Quest'ultimo aspetto, in particolare, complica le cose sotto l'aspetto procedurale: in Italia - a quanto ci risulta - non esiste ancora un processo "approvato" per il recupero in “ciclo chiuso” di imballaggi alimentare, mentre vi sono esperienze anche significative – per l'entità degli investimenti - in Gran Bretagna e in Francia, prevalentemente nel settore delle bottiglie PET.
Una situazione che potrebbe però cambiare. In occasione del convegno "Tra polimeri tradizionali e bioplastiche, la terza via: la plastica riciclata", organizzato il 22 settembre scorso da IPPR e Federazione Gomma Plastica, Nespak ed Esselunga hanno presentato un progetto per la rigenerazione e il riutilizzo, nella stessa applicazione, di polipropilene proveniente dalle vaschette per ortofrutta. Progetto che per partire presuppone l'esistenza di aziende di selezione e riciclaggio in grado di seguire la fase più delicata del ciclo, ovvero la rigenerazione del polimero in condizioni controllate. Secondo Alberto Maso di Nespak, la selezione di queste figure sarebbe in una "fase avanzata".
Esselunga, ha spiegato nel suo intervento Vittorio Brinati, raccoglie già oggi in alcuni punti vendita le vaschette per la frutta e verdura, con un ritorno pari a circa l'8% dell'immesso al consumo; confezioni che, tra l'altro, sono prodotte da Nespak con un contenuto ridotto di polipropilene (-18%) rispetto al passato, grazie ad un completo redesign del packaging, che ha portato ad un incremento della resistenza alla compressione, a fronte di un minor peso (risultato premiato lo scorso anno con un Oscar dell'Imballaggio). Le confezioni raccolte vengono oggi avviate a riciclo per usi non alimentari, in attesa che parta il progetto di closed-loop.
Esselunga è impegnata anche in altri programmi volti alla riduzione degli sprechi, nonché al recupero e riutilizzo dei materiali: dai propri punti vendita, magazzini e sedi, la catena recupera ogni anno circa 1.800 tonnellate di plastiche che già oggi vengono avviate al riciclo e che in futuro serviranno in parte a produrre sacchi con marchio Plastica Seconda Vita. Tra questi anche robusti shopper riutilizzabili prodotti da Sipa Management con 80% di materiale riciclato, presentati proprio in occasione del convegno. Obiettivo di Esselunga è arrivare a distribuirne 3,5 milioni di pezzi l'anno.
Non solo: Esselunga ha deciso di ridurre lo spessore del film prestirato utilizzato nei bancali, da 23 a 8 micron, con un taglio del 50% del materiale utilizzato. Nei magazzini, per la movimentazione interna delle merci, usa cassette in plastica riutilizzabili, prodotte con il 25% di polimero riciclato. Nei punti vendita vengono invece impiegati divisori degli scaffali realizzati con plastiche rigenerate. Da segnalare anche il recupero di circa 250 tonnellate annue di contenitori in EPS provenienti dai fornitori di pesce, che vengono concentrati a Biandrate dove è in funzione un compattatore che riduce sensibilmente il volume prima dell'avvio agli impianti di riciclaggio.
La catena milanese prevede inoltre di immettere sul mercato 5 milioni di sacchetti per la spesa biodegradabili e compostabili (in carta e Mater-bi), ha investito nell'illuminazione a basso consumo e nel risparmio energetico, attraverso impianti di riscaldamento e raffrescamento più efficienti.
Tornando al closed-loop, Nespak è impegnata anche in un secondo progetto: in questo caso si tratta di recuperare e rigenerare contenitori alveolari per la frutta, sempre in polipropilene, destinati alla grande distribuzione. Un segmento che vale, solo in Italia, 6-7mila tonnellate annue di polimero.
Nel caso degli alveoli - ha spiegato Maso - la filiera è più corta e controllabile, poiché l'imballaggio non arriva al consumatore, ma si ferma al punto vendita, dove la frutta viene disimballata e collocata negli scaffali. La gestione dovrebbe quindi essere più semplice ed economica.

ARTICOLO TRATTO DAL SITO: POLIMERICA.IT